La nuova situazione ha portato con sé numerose sfide, alcune delle quali hanno riguardato nel profondo l’agire educativo, mettendo in discussione tratti essenziali del nostro lavoro. Lavorare a distanza, su un piano virtuale e non fisico, ad un educatore può sembrare un paradosso se non un ostacolo: un abbraccio, un lavoro fatto fianco a fianco, uno sguardo, un sorriso, una parola o un rimprovero detti con quel tono particolare e non sempre percettibile attraverso uno schermo; così come situazioni di stacco e leggero allontanamento, a volte necessarie e funzionali al progredire della relazione educativa…
Essenziale è stata, quindi, l’adozione di un pensiero nuovo e originale col quale affrontare l’insolita quotidianità. Le nuove parole d’ordine sono state reagire e re-inventarsi, individuando e adottando strategie educative in grado di dare forma e vita a “nuovi” tempi e spazi fisici, mentali, organizzativi, ma soprattutto emotivi e affettivi, tempi e spazi di presenza, gli uni per gli altri, consapevoli della ancor più marcata centralità del nostro ruolo in questa situazione.
Con queste premesse, seppur con caratteristiche differenti, le attività sono continuate perché forte è stata la volontà di reagire a questo contesto emergenziale, cercando di tutelare le attività lavorative a sostegno dei soggetti più deboli.