Campi News - N.1 Aprile 2017 - Intervista a Silvia Presti
Indice articoli
Campi d'Arte, un prato a disposizione della collettività
dove seminare germi di speranza
INTERVISTA A SILVIA PRESTI – Presidente Cooperativa Sociale Campi d’Arte
Se dovessi spiegare in poche parole cos'è la Cooperativa Campi D'Arte a chi non ha mai sentito parlare, cosa diresti?
Campi d'Arte è una cooperativa sociale nata nel 2004 da un gruppo di persone che ha deciso di mettere insieme le diverse esperienze maturate nei rispettivi ambiti lavorativi precedenti. Il tutto è stato finalizzato alla realizzazione di un progetto che potesse offrire inclusione sociale a persone che si trovano a vivere situazioni di difficoltà, utilizzando il lavoro come strumento attraverso il quale poter veder valorizzate le proprie capacità. Per Campi d'Arte il lavoro è stato sin da subito un mezzo per consentire a soggetti, con o senza svantaggi, di sentirsi valorizzati e considerati a partire dalla loro dignità. Da questa idea è nata la cooperativa, che ha cominciato a svilupparsi in maniera più consistente nel 2006, quando ci siamo trasferiti qui a San Pietro in Casale.
Una cooperativa che ha subito pesantemente le conseguenze del terremoto del 2012 e che ha dovuto forzatamente ripartire, incoraggiata dall'entusiastica solidarietà della popolazione locale...
Esattamente. La crescita della cooperativa sul territorio, così come la sua affermazione, si è sviluppata e articolata attraverso passaggi quasi obbligati e ad esempio non voluti – come appunto il terremoto – ma anche grazie a scelte vere e proprie, operate da delle persone che, condividendo il progetto “Campi d'arte”, hanno fortemente voluto creare uno spazio nuovo e realizzare un qualcosa che prima sul territorio non c'era. Ciò per noi ha voluto dire anche cambiare direzione, per cogliere le opportunità che il territorio su cui adesso ci troviamo, ci ha offerto. Il terremoto è arrivato in un momento in cui stavamo già ragionando sulla possibilità di poterci ampliare, ma non avevamo le risorse. Il terremoto per noi è stata un'enorme difficoltà, ma allo stesso tempo una grande sfida, che insieme abbiamo trasformato in un'opportunità per ingrandirci e che ci ha fatto anche scoprire la grande solidarietà di un territorio che evidentemente ormai ci considerava una risorsa. Quindi il terremoto, in sostanza, ci ha obbligato ad ingrandirci e a operare una grande apertura nei confronti della comunità locale. Tutto ciò ci ha fatto continuare con grande fiducia e ottimismo, mentre prima di questa esperienza agivamo forse con maggior timore, non avendo ancora avuto modo di constatare il grande sostegno dei tanti, istituzioni e privati che ci hanno accompagnato poi nel nostro sviluppo. Abbiamo capito che si possono realizzare cose importanti anche senza avere in partenza tutte le disponibilità economiche necessarie, ma che si può crescere insieme, non contando solo sulle nostre forze, condividendo obiettivi e progetti. Da lì in poi abbiamo stretto con il territorio un proficuo rapporto di fiducia.
Quindi, oltre al laboratorio artigianale che è operativo nella sede di San Pietro in Casale, altre attività che avete messo in campo si sono ampliate?
Assolutamente sì. Ad esempio, l'alto numero di interventi che realizziamo ogni anno con i minori ci sta ponendo la necessità di dover pensare all’apertura di uno spazio diurno, che svolga un servizio rivolto ai minori del territorio e che riesca a garantire continuità e sistematicità agli interventi che già abbiamo in essere. L'esperienza, che durante questi anni abbiamo maturato con i nostri interventi - fatti nell'ambito dell'antidispersione scolastica e dei minori con situazioni fragili - ci mette ora nelle condizioni di sentire come un'esigenza prioritaria quella di poter disporre di uno spazio, che potrebbe essere gestito come una comunità educativa diurna semi-residenziale, che lavori sulla prevenzione e che impedisca l'allontanamento dei minori dalle proprie famiglie. Infatti per noi la collaborazione con le famiglie, al fine di gestire insieme situazioni di disagio e fragilità per prevenire gli allontanamenti, è fondamentale: uno spazio dedicato ci aiuterebbe tantissimo in questo nostro lavoro quotidiano.
Uno degli slogan più belli della cooperativa recita “L'Arte della differenza”, che racchiude in sé l'essenza dei valori e dei lavori di Campi d'Arte, che ormai è diventata un luogo dinamico in cui la qualità e l'arte sono elementi prioritari. Inoltre, la cultura non soltanto sembra essere uno strumento efficace per gli utenti, ma anche qualcosa di fruibile per la collettività (basti pensare soltanto alle rappresentazioni teatrali offerte puntualmente alle comunità locali...)
Qualità e arte sono per noi parole molto importanti e rappresentano l'ossatura sulla quale è costruito quotidianamente il lavoro della cooperativa. Qualità nell'intervento, ma anche nel lavoro e nel benessere delle persone. Per noi è fondamentale che i nostri operatori, durante il lavoro e mediante il lavoro, riescano ad offrire ai nostri utenti qualità e benessere. Se una persona lavora con piacere e con qualità, automaticamente diventa promotrice di benessere. Qualità significa lavorare con coscienza, con rispetto delle regole e con coerenza, nella condivisione e nell'aiuto reciproco, cercando di star bene insieme. Negli anni scorsi abbiamo fatto attività di formazione specifica, finalizzata proprio a migliorare e a valorizzare il lavorare “insieme” , nel rispetto dei ruoli e delle regole nonché dei valori fondamentali della cooperativa. Inoltre, quando si lavora con qualità e stando bene insieme, si è anche molto soddisfatti. La creatività e l'arte sono altri due pilastri importanti della cooperativa: abbiamo sempre voluto che Campi d'arte fosse un luogo dove poter mostrare i propri talenti, quindi tutte le attività, gli interventi e i prodotti di Campi d'Arte sono frutto dei talenti di chiunque lavori nella nostra cooperativa. Campi d'Arte io me la immagino e la penso come un grande prato in cui vengono gettati dei semi, da cui crescono piante e alberi, che sono sì risposte ad alcuni bisogni, ma diventano anche risposte a bisogni altri, che non sono direttamente o immediatamente evidenti. Ad esempio, il laboratorio Manodopera è nato per offrire un percorso educativo e formativo-lavorativo a persone con disabilità, ma contemporaneamente lì possiamo accogliere ragazze e ragazzi che devono e/o vogliono fare stage scolastici, attività di volontariato protetto, tirocini formativi professionali; i minori seguiti dai servizi sociali possono venire a fare qui attività socio-ricreative, funzionali a percorsi di recupero o reinserimento sociale. In pratica, un servizio diretto in primo luogo ai disabili, è diventato un servizio indiretto per tanti altri. Un po' come la parabola del granellino di senape, che quando lo semini non lo vedi perché è il più piccolo di tutti, ma poi si trasforma in una pianta molto grande in grado di dar riparo anche agli uccelli. Se tu fai le cose per un obiettivo specifico e le fai bene, gli obiettivi ed i risultati, possono diventare anche tanti e diversi, che tu in partenza non hai preventivato. Un altro esempio è proprio l'attività teatrale, che è nata per offrire un ambito ricreativo delle alle persone con disabilità, ma ora svolge anch'essa una funzione culturale sul territorio, per le scuole e non solo. Oppure le attività specifiche che facciamo in laboratorio, come anche gli interventi fatti con i minori, che diventano anche percorsi formativi rivolti ai docenti delle scuole. Il nostro lavoro ha l'obiettivo di rappresentare e portare un benessere non solo per i nostri utenti o per noi, ma anche per la comunità in cui siamo radicati e dove operiamo quotidianamente.
Volgendo lo sguardo all'indietro, rifaresti tutto quello che hai fatto?
La mia più grande gioia è venire in cooperativa e guardare le auto delle persone che lavorano qui parcheggiate davanti alla sede: probabilmente queste venti persone avrebbero lavorato da qualche altra parte ma, avere proprio noi dato loro questa possibilità, mi riempie di soddisfazione. Se non avessimo cominciato nel 2004 tutto ciò non si sarebbe mai realizzato. Senza dubbio rifarei tutto, insieme alle persone con le quali abbiamo costruito tutto ciò: con queste persone e con il loro aiuto, oggi più di ieri è importantissimo andare avanti, tutti insieme, perché da soli non si va da nessuna parte. C'è una sorta di filo rosso che unisce tutta la storia della cooperativa e credo che davvero nulla, di questa storia, sia capitato mai per caso.
Uno degli obiettivi di questa Newsletter, nuovo strumento della cooperativa, è proprio quello di raccontarla pian piano questa storia.